a cura di Ri-MaflowAiM-FuorimercatoArci MilanoBrigata Basaglia

TAPPA #6 // LA RESTITUZIONE

Presenti: Cooperativa RiMaflow Fuorimercato; Associazione Fuorimercato – diritti, dignità autogestione; Consorzio ‘Almeno 331’; Fuorimercato Milano, nodo AiM FM; Arci Presidenza nazionale; Arci Milano, Como e Lombardia; Brigata Basaglia Milano; Soms Insorgiamo e Collettivo di fabbrica Gkn.

In apertura dell’assemblea la presidente onoraria dell’Associazione Fuorimercato, Cecilia Strada, ha inviato un emozionante messaggio-audio all’incontro a nome di RESQ dalla nave di salvataggio nel Mediterraneo: questa attività, che vede impegnate nel diretto sostegno le nostre associazioni, è l’emblema di quel che definiamo mutuo soccorso, nel senso più pregnante del termine. Si interviene in modo diretto e si lotta contemporaneamente per imporre dal basso alle istituzioni nazionali ed europee l’obbligo di salvare vite umane e di accogliere i migranti come diritto inviolabile di ogni essere umano.

L’incontro era stato concepito anche come occasione di ulteriore approfondimento in ambito Arci, in continuazione con il dibattito ad ‘EQUA’ svoltosi a Cremona nei mesi scorsi, a cura del Gruppo di lavoro Diseguaglianze dell’associazione. Su questo si è svolta soprattutto la seconda parte della giornata seminariale, in cui si sono evidenziati punti che saranno oggetto del contributo di Arci a Pinerolo e oltre: il glossario, la difesa dell’art. 18 della Costituzione contro l’aziendalizzazione/fiscalizzazione dell’associazionismo e la regolamentazione del volontariato con la riforma del terzo settore (Maso: contro il RUNTS, passare dal terzo settore al Quarto settore, alludendo al Quarto Stato…), introduzione del concetto di ‘mutualismo versus sussidiarietà’.

Nella prima parte RiMaflow e Gkn hanno presentato il progetto di costruire Soms nei luoghi di lavoro, a partire dall’utilizzo estensivo dell’art. 11 dello Statuto dei lavoratori, uno dei residui del mutualismo delle Soms nella legislazione italiana, che deve essere valorizzato e rilanciato. Così com’è stato evidenziata l’origine e il significato del concetto di ‘mutualismo conflittuale’ a partire dalla pratica concreta delle vertenze delle due fabbriche. E su questi punti si fonda il contributo della tappa milanese alla Carovana.

Parliamo giustamente di mutualismi al plurale, perché non esiste una sola forma di mutuo aiuto e di solidarietà, così come sarebbe sbagliato demonizzare forme mutualistiche differenti dalla propria. Spesso infatti si tratta di attività che, pur non affrontando alla radice le cause che producono determinati bisogni sociali, intervengono per alleviare una sofferenza momentanea. E qui spesso questa si intreccia nell’agire concreto con le pratiche del mutualismo conflittuale: la pandemia ha reso evidenti con iniziative di massa l’importanza, anzi l’indispensabilità di queste convergenze.

La differenza tra assistenzialismo e mutualismo conflittuale si evidenzia nel rischio di riassorbimento del primo nel meccanismo di sussidiarietà che sta privatizzando il welfare e sostituendo il pubblico con il privato sociale, l’associazionismo con l’aziendalismo e l’impresa sociale. C’è chi è storicamente alfiere della demolizione del pubblico in modo cosciente, come CL (tutto il sistema sanitario lombardo, ma non solo, lo rappresenta plasticamente). C’è chi rischia di esserne invece riassorbito per non disporre di una strategia trasformativa della società. 

Nell’ambito della dottrina sociale della Chiesa, soprattutto per chi ha frequentazioni latinoamericane, sono evidenti i ruoli da una parte delle società di carità e dall’altra quelli trasformativi e anche rivoluzionari delle comunità legate alla teologia della liberazione (come la stessa storia del MST brasiliano ben evidenzia).

Nella stessa esperienza della RiMaflow convivono –riconoscendosi- ad esempio in una struttura come il Consorzio ‘Almeno 331’ sia il mutualismo conflittuale dei lavoratori e delle lavoratrici e dei solidali, che partecipano alle attività politico-sociali, sia organizzazioni come la Caritas di Milano, che partecipa al capitale sociale del Consorzio, che gestisce l’immobile attraverso il fondo di aiuto alle persone disoccupate della diocesi. L’indirizzo conflittuale del progetto in corso è dato dalla sua direzione politica, fondamentale quando in particolare ci si trova a gestire realtà economico-produttive che sono inevitabilmente soggette alle dinamiche del Mercato.

Il mutualismo conflittuale individua nella working class (per usare un termine più ampio di quella che tradizionalmente intendiamo come classe operaia) e nelle aree sociali che subiscono l’oppressione del sistema sociale dominante i soggetti portatori della lotta e nella convergenza dal basso lo strumento per far fronte alla irrilevanza se non all’assenza della sinistra politica e sindacale. Per avere un ruolo di politica trasformativa il mutualismo deve essere parte stessa del conflitto sociale, una seconda gamba del movimento operaio, ripristinando la funzione di cambiamento sociale che ebbero le migliori tra le società operaie di mutuo soccorso di fine ‘800, da cui nacquero successivamente sindacati e partiti operai.

Questo ruolo di ‘seconda gamba’ è particolarmente evidente nei luoghi di lavoro, in cui il sindacato manifesta i suoi limiti come strumento, anche nelle realtà più combattive. Significativo per RiMaflow e ancor più per Gkn, quando la vertenza contro i licenziamenti si prolunga inevitabilmente nel tempo e diventa indispensabile l’azione mutualistica per supportare la resistenza (cassa di mutuo soccorso, mensa collettiva, acquisto collettivo di prodotti, assistenza psicologica, doposcuola per i figli, ecc.). Mutualismo che agisce inoltre in funzione di apprendistato – da affiancare al controllo operaio classico a tutela della condizione di lavoro – nel momento in cui si debba affrontare il livello più alto del controllo operaio in una società capitalistica, quello sulla produzione in autogestione.

Vale per qualsiasi tipo di attività economica. Per l’autogestione produttiva di una fabbrica non c’è possibilità alcuna di passare dalla condizione di lavoratore o lavoratrice dipendente, abituato a prendere ordini dalla gerarchia aziendale, all’autogestione – normalmente in forma cooperativistica o comunque associativa – dell’attività. Tutte le esperienze delle fabbriche recuperate sotto ogni latitudine lo dimostrano. L’apprendistato di attività ‘alla RiMaflow’ (ossia di autogestione anche di piccole iniziative economiche e sociali di sopravvivenza) risulta importante per creare una classe dirigente anche sul piano economico-produttivo, oltre, va da sé, a un’adeguata formazione professionale a fronte del cambio produttivo.

A volte si considerano ‘mutualistiche’ le attività sociali nella fase di resistenza, mentre il mutualismo è in primo luogo la stessa realizzazione di un progetto economico dal basso: la cooperativa che vuole resistere e creare controspinte alle pressioni del mercato dovrà continuamente confliggere nei confronti del sistema: la cooperativa non può essere concepita ‘fuori dal sistema’, ma può essere una ulteriore trincea di lotta dentro la convergenza tra i settori sociali; con la reindustrializzazione dal basso la partita è solo all’inizio…

La stessa ‘Autogestione in movimento – Fuorimercato’ è un piccolo strumento nato dalla necessità di fungere da ombrello protettivo delle realtà sociali-sindacali-economiche che organizza con lo scopo di contribuire allo sviluppo di un movimento di mutualismo conflittuale di massa. La Carovana dei mutualismi, dalle prime tappe che hanno preceduto quella milanese, sembra orientarsi in questa direzione. Ma crediamo importante puntare ad allargare il confronto con molte altre realtà che si potranno via via collegare. Quindi sarebbe utile uscire con una prima sintesi condivisa a Pinerolo e con una forma di ‘rete leggera e aperta’ in cui possano essere accolte altre realtà locali, chiamate non ad aderire ma a costruire insieme le Società operaie di mutuo soccorso del nuovo secolo… (SOMS 2000?).

Per quanto concerne le Soms nei luoghi di lavoro, partendo anche da situazioni non estreme (licenziamenti e chiusure) ma di ‘normale’ sfruttamento, è stata proposta una sperimentazione proprio sul terreno della convergenza con i movimenti ecologisti: attiviamo la Soms sul modello del Gas, gruppo di acquisto solidale, utilizzando prodotti del circuito agroecologico (Fuorimercato, Genuino clandestino o comunque provenienti da produttori biologici o a garanzia partecipata del territorio, che rispettano l’ambiente e i diritti di chi lavora). Si tratta di uno strumento anche per la crescita della consapevolezza di lavoratori e lavoratrici sulla questione del cambio climatico, dell’ambiente e dello sfruttamento schiavistico nelle campagne. Un’occasione per puntare ad una alleanza tra lavoratori della città e della campagna (e della logistica), rompendo il meccanismo di sfruttamento della GDO, spessissimo ignorato dal lavoratore-consumatore.

La Soms nei luoghi di lavoro con questa stessa iniziativa ‘Gas’ è anche la modalità per contrastare il cosiddetto welfare aziendale gestito dal padrone e nel contempo di aprire il luogo di lavoro al territorio, prodromo del concetto di fabbrica pubblica e socialmente integrata.

“Il nostro mutualismo è conflittuale perché aspira a un altro mondo possibile”

– Vito Scalise, delegato nazionale mutualismo Arci

Sarà un lungo corteo quello del 7 ottobre, anzi saranno due cortei convergenti verso Piazza S.Giovanni, luogo storico delle manifestazioni del movimento operaio. Ma a che serve il nostro stare insieme? A mettere le toppe su un tessuto logorato strutturalmente dal liberismo oppure a costruire le basi di un altro modo di vivere e di stare insieme?

La domanda con cui scenderemo in piazza è la stessa che sta ispirando i lavori  del Gruppo di lavoro sui mutualismi.

E la risposta sta tutta dentro la Costituzione, ossia sulla “Via Maestra” che dà il titolo all’appuntamento del 7 ottobre, promosso da Arci assieme a un centinaio di altri soggetti organizzati.

Sta dentro la Costituzione sebbene la Carta fondamentale sia stata già manomessa dalla fine del secolo scorso e non è più la Costituzione del ’48. A ben guardare ogni volta che è stata modificata è stato per allentare, se non proprio recidere, quei legami sociali di solidarietà che danno senso e forza ai nostri progetti collettivi. È stato così con la riforma del titolo V che ha introdotto le ambiguità della sussidiarietà, sarà così con l’autonomia differenziata e con il premierato che punta a scavalcare definitivamente i corpi intermedi inventando un legame diretto da leader e singoli.

Per noi Costituzione vuol dire soprattutto articolo 18: «I cittadini hanno diritto di associarsi liberamente, senza autorizzazione…». Un diritto, strettamente connesso agli altri diritti fondamentali stabiliti dalla Carta, dentro il quale c’è tutto il senso dell’Arci e il nostro desiderio di mutualismo, di quello scambio tra pari capace sia di trovare risposte ai bisogni concreti, sia di aprire lo spazio per immaginare e praticare alternative. Tutto il contrario della sussidiarietà!

Lo ha scritto molto bene Pino Ferraris: “Il reciproco aiuto per servizi di tipo mutualistico diventa momento di costruzione della solidarietà e della coesione necessaria a esprimere la forza della rivendicazione sindacale”, insegnandoci che il nostro mutualismo è conflittuale proprio perché aspira a un altro mondo possibile mentre lo prefigura.

I circoli e i comitati Arci ne stanno discutendo con una passione crescente grazie anche all’esperienza di un gruppo nazionale di lavoro ad hoc attivato dopo l’ultimo Congresso nazionale. Questo gruppo è lo strumento con cui siamo in relazione con esperienze preziose come Ri-Maflow di Milano, con la rete Fuori Mercato o la Soms, affiliata ad Arci, dentro la ex GKN. Ritroveremo anche loro nella nostra Via Maestra e marceremo affiancati. Insieme a loro ci siamo interrogati sulla necessità di acquisire un linguaggio comune per costruire sui territori e nei luoghi di lavoro strumenti solidaristici in “tempo di pace” perché siano efficaci e radicati nei momenti di crisi, ossia in questi tempi di attacco frontale all’idea stessa della solidarietà dal basso.

I nostri circoli devono essere sempre di più spazi a servizio del conflitto anche quando sembra predominante la dimensione ricreativa, la cultura non è neutrale proprio come la scienza. I nostri circoli sono i luoghi dove si incontrano e cooperano le figure sociali scaturite dalle controriforme neoliberali e divise sui posti di lavoro.

La Via Maestra è quella della riconquista dei diritti, tutti insieme, non quella dello smantellamento del welfare.

TAPPA #6 // PROGRAMMA

✺ RiMaflow / via Verri 15 Trezzano S.N. (MI) ✺

Sabato 16 settembre, ore 10–17.30

  1. costruire SOMS nei luoghi di lavoro (art.11 Statuto dei lavoratori) con RiMaflow e Collettivo di fabbrica GKN: il mutualismo è funzionale al conflitto sociale (solidarietà contro e solidarietà per)
  2. fare mutualismo in ARCI (il glossario dei concetti-chiave, il sostegno ai progetti sociali,…) con Arci Milano e Lombardia e Presidenza nazionale.

Ingresso libero. Prenotazione per il pranzo entro il 13 settembre al 333.9021267



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